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Chi sono

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Amabile Giusti si addormenta la sera sognando di scrivere, si sveglia la mattina con lo stesso chiodo fisso in testa, non è escluso che perfino davanti a un giudice, mentre perora una causa, la sua mente divaghi pensando a come plasmare una storia o finire un capitolo. È un tipo che ascolta molto e parla poco ma quando scrive non si ferma più...
Se volete farla contenta regalatele un saggio su Jane Austen, un ninnolo di ceramica (preferibilmente blu), un manga giapponese, o una piantina grassa (più spine ci sono meglio è). Preferibilmente tutti insieme. Spera di invecchiare lentamente (perché questo pare sia l’unico modo per vivere a lungo...) ma mai invecchiare dentro! Dentro avrà sempre un’età con poco passato e molto futuro e scarsa saggezza.

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domenica 21 luglio 2013

 
 

 

Giudizio complessivo dell'opera:

 
 
 

TITOLO: Il primo caffè del mattino
AUTORE: Diego Galdino
EDITORE: Sperling & Kupfer
PAGINE: 288
PREZZO: 16,90€
SINOSSI:
Massimo ha poco più di trent'anni, è il proprietario di un piccolo bar nel cuore di Roma, e non si è mai innamorato davvero. Ogni mattina, all'alba, attraversa le vie della città ancora addormentate, dove si sente il profumo del pane appena sfornato, e raggiunge il suo bar. Lì lo aspetta il primo caffè della giornata, quello dall'aroma più intenso, e dal sapore più buono. In fin dei conti sta bene anche da solo, continua a ripetersi man mano che il locale si anima: a tenergli compagnia ci pensano i clienti affezionati, con cui ogni mattina Massimo saluta la giornata fra tintinnio di tazzine, profumo di cornetti caldi e un po' di chiacchiere. Allora come mai, il giorno in cui improvvisamente entra nel bar una ragazza dagli occhi verdi, il viso spruzzato di lentiggini e l'aria sperduta di una turista straniera, Massimo non riesce a toglierle gli occhi di dosso? Né tanto meno a farsi capire in nessuna lingua: al punto che, tempo cinque minuti di interazione, si ritrova una zuccheriera rovesciata addosso, la porta sbattuta in faccia e qualcosa di molto simile a un cuore spezzato che gli martella nel petto. Ma la ragazza con le lentiggini, che viene da Parigi, di nome fa Geneviève e di mestiere inventa cruciverba, tornerà presto da Massimo: perché ha un segreto che non può rivelare a nessuno, e che la lega proprio a quel luogo. Massimo - che da quando l'ha incontrata la prima volta, con la frangia spettinata e il vestito rosso - non se l'è più tolta dalla testa, non potrà che corteggiarla...

La mia opinione: 

 
 
Massimo è il proprietario di un bar nel cuore di Roma, e ha il proprio cuore sigillato in un cassetto. Prepara ottimi caffè, sa gestire una clientela multiforme, tipicamente e pittorescamente romana, è un tipo amichevole, ma non si è ancora imbattuto nella donna “giusta” e non intende andarne in cerca. Nonostante non sia più un ragazzino, e la sorella lo solleciti a trovarsi una brava ragazza e svagarsi un po’, com’è d’uopo che faccia il parentado quando si supera la soglia dei trenta senza essersi “sistemati”, lui preferisce dedicarsi al lavoro e non complicarsi la vita coi sentimenti.
Ma il destino, che da sempre si diverte a prendersi gioco dei programmi degli uomini, ha in serbo per lui un incredibile sgambetto. Lo sgambetto in questione parla con un delizioso accento francese, ha una vagonata di lentiggini sul viso, gli occhi verdi, e si chiama Geneviève. Il giorno che questa ragazza un po’ strana, un po’ musona, perfino un po’ antipatica a primo acchito, irrompe metaforicamente nella sua vita e letteralmente nel suo bar, Massimo precipita nel caos. É come se il suo cuore cominciasse a battere proprio in quel momento, dopo più di trent’anni di immobilità. É come se un faro illuminasse solo lei, quella figuretta snella e maldestra, poco incline a farsi piacere la tipica invadenza degli italiani. Insomma, è un vero e proprio colpo di fulmine che fa da battistrada al vero amore.
Peccato che Massimo, nonostante non gli manchino né un bell’aspetto né una passabile esperienza in conquiste fugaci, non sappia proprio come comportarsi con questa particolare ragazza, che non appare interessata alle sue attenzioni e anzi le rifiuta in modo sprezzante. Per scoprire se, o meglio come, il nostro barista innamorato riuscirà ad abbattere le barriere di diffidenza erte da Geneviève, e chi è davvero questa ragazza che viene dalla Francia, cosa nasconde, e come mai abita proprio nella casa di una delle clienti di Massimo, morta da poco, dovrete tuffarvi nelle strade di questo bel libro, e di Roma.
Non voglio dire troppo della trama, che va gustata pagina dopo pagina, proprio come un ottimo caffè che non si manda giù tutto in un colpo ma si sorseggia per goderne il sapore, l’aroma, la consistenza, il piacere che promette e che lascia.
Nel leggerlo, mi sono sentita come catapultata in una città anni 50, sospesa tra il colore ingenuo e divertente di Poveri ma belli, e l’eleganza di una giovane Audrey Hepburn a spasso con Gregory Peck in Vespa. Chi ama la capitale, la ritroverà, tutta intera, nei modi della gente, nelle vie lastricate, nelle fontane fresche, nel sole che brilla sul gelsomino: una Roma soave, d’altri tempi, caciarona ma amichevole, da aver voglia di partire per andare a cercarla, tale e quale.
Spassosi i momenti dedicati ai clienti di Massimo, a questa umanità verace coi propri vizi e le proprie qualità: se dovessi fare un elenco di ciò che ho apprezzato maggiormente, metterei proprio questi passaggi in testa, le conversazioni naturali e surreali con l’idraulico, il macellaio, la fioraia, e molti altri, ognuno dinanzi al proprio caffè, a concionare della vita.
Dolce la storia tra Massimo e Geneviève: ammetto che in un panorama letterario pieno di uscite torride, nelle quali il sesso raccontato fino ai più minuti dettagli la fa da padrone, Il primo caffè del mattino brilla per raffinatezza, racconta l’amore in modo delicato, proprio come in quei film anni 50, nei quali nel momento solenne un fuoco allegorico sostituiva un più esplicito amplesso.
Infine, commovente la scoperta del segreto di Geneviève, che naturalmente non vi rivelo, ma che vi farà voler bene a questa ragazza, anche se, sulle prime, come me, avete commesso l’errore di considerarla un tantino altezzosa.
Lo stile è semplice, spigliato, senza artifici retorici, senza tempi morti, e la storia scorre come una sceneggiatura perfetta e priva di intoppi, catturando l’attenzione e creando il desiderio di incontrare ancora la bizzarra clientela di Massimo, Geneviève e i suoi misteri, le fontanelle di Roma, e un sentimento che non fa tremare la terra ma la accarezza.
Se volete un romanzo pieno di primavera, in cui tutto sboccia, l’amore, la città, la speranza, dovete leggere questo libro: alla fine vi sentirete come disintossicati e riconciliati con le emozioni vere degli uomini veri. Non eroi perfetti, non guerrieri invincibili, ma semplicemente uomini.
Se volete divertirvi ancora di più, leggete anche il test finale che vi rivela se siete tipi da caffè marocchino o da caffè alla nutella, da decaffeinato o macchiato, in modo scherzoso e non pretenzioso: perché il caffè, e anche il modo in cui lo beviamo, dice molte cose agli occhi di chi sa guardare oltre l’apparenza di un attimo.
 
 

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